L'arte ha bisogno di un occhio che sappia scandagliare l'anima, che produca una ricerca inquieta di ciò che deve essere visto, che deve affiorare dall'amalgama del contemporaneo per assumere forma. Difatti l'arte e, anzitutto, ciò che vedo e ciò che sento, indifferente alle tecniche se non in quanto portatrici di una unicità irripetibile che chiamiamo "opera".
L'arte e linguaggio, in quanto veicolo della visione e della costruzione, tramite dell'immaginazione e della. sostanza (materiale e metaforica) dell'oggetto, che a volte propone un modello "duro", tormentato, dalla visione, intesa come trauma della "buona, coscienza" e perdita della levigata indifferenza delle cose.
È ciò che avviene, infatti, nelle opere di Carmela Corsitto, in quel vistoso e scuro materico che le esprime, caricandole di intese ambiguità metaforiche, derivanti anche da, un persistente fluttuare esistenziale, inquieto e vibrato, che diviene supporto creativo ed essenza poetica del lavoro della stessa personalissima artista.
Il referente simbolico e ancora il cucchiaio dal manico contorto e ora ingigantito, cioè sottratto alla superficie limitata del quadro, per vivere una sua totale autonomia, una installazione nello spazio.
Altre opere, anch'esse recenti, conservano la nozione del quadro fortemente alterato, pero, nelle sue aree di maggiore concentrazione formale.
Lo spessore materico il più delle volte reclama delle aperture tessute di reticoli o di ingabbiamenti ad incastro in modo che lo spazio e la luce indotta si aprono al recupero di una visione o sensazione onnivora. che frastorna l'anima e la spinge a volare, ad elevarsi affinché l'intelligenza creativa dell'artista non ripieghi su se stessa sulle scadenze dei suoi umori, ma continua ad essere elevazione e fonte di un agire operativo capace di riscatti. Capace cioè di veicolare, negli assetti oppressivi dell'opera improvvise folgorazioni sintattiche al cospetto delle quali, anche le angustie estetiche dell'opera, quel nero diffuso e accecante, sembrano dissolversi in tenui bagliori di luce, in accattivanti riverberi luminosi sui frastagliamenti raggrumati, sugli strati materici più corposi.
Questo profondo, intimo, totale processo di proiezione, di identificazione dell'artista con la, propria opera, effettuato attraverso il gesto del dipingere che non lascia alcun margine all'analisi dello stesso momento emotivo, come accadeva invece nel romanticismo, qualifica maggiormente il lavoro della Corsitto.
Nel suo esasperato, spesso angoscioso hic et nunc (quì-ora), la Corsitto da così un valore al linguaggio non più mediato, ma totale, così come e stato per l'informale storico da cui derivano, sotto certi aspetti, alcuni elementi della sintassi materica presente nelle sue opere.
Un linguaggio, occorre aggiungere, che la stessa giovane artista considera significante per eccellenza, ritrovando una straordinaria unita, meglio una identificazione tra, sintassi ed espressione, tra codice e messaggio, tra soggetto e oggetto.
La Corsitto sembra ribadire, opportunamente, che l'arte deve nascere dal materiale e dallo strumento e deve mantenere la traccia dello strumento e la lotta di questo con la materia.
Ogni materiale ha, infatti il proprio linguaggio. Così, il ricorso dell'artista ad organizzare vuoti, aperture, griglie intrecciate, finestre a più visioni nel contesto delle sue superfici; questa aspirazione di Carmela Corsitto a sollecitare fortemente la sensibilità visiva, la sfera emotiva, e critica dell'osservatore, rivela tutto il senso, suggestivo e nascosto della sua arte, unitamente all'ideale etico ed estetico che la sorregge.
“Du Sou-Fre au Charbon” dal Vallone alla Vallonia, Liege, Belgio
Matter Language (1996)
Art needs an eye able to sound our soul out, to search restlessly what it has to be seen, to come out of contemporary amalgam and take form. As a matter of fact, Art is above all what I see and what I feel. Art is language, vehicle of vision and construction, of imagination and substance (material and metaphorical), of object, which sometimes proposes a hard, tormented model with a vision meant as a shock to good conscience and loss of things smoothed indifference.
This is what we have in Carmela Corsitto’s works. Works the artist loads down with intense metaphorical ambiguities, deriving from a persistent existential floating, unquiet and vibrating, which becomes creative support and poetic essence.
Symbolic reference is still a twisted handle spoon, a spoon which is now magnified, removed from the limited surface of a picture to live in total autonomy, an installation in the space. Other recent works keep a picture notion, strongly distorted though, in the areas of greatest formal concentration.
Most of the time material importance claims openings weaved with wire so that space and light can open themselves to the recovery of an omnivorous vision or sensation confusing soul and making it fly and fly higher in order for the artist’s creative intelligence not to fly down. A creative intelligence able to put in the oppressive set-ups of the works sudden syntactic fulgurations. Before such fulgurations works aesthetic anguishes, that diffused and blinding blackness, seem to vanish in soft sparkles of light, in attractive bright reflections on indented clots, on the thickest material layers.
This deep, intimate, total process of projection and identification between artist and work, greatly qualifies Carmela Corsitto’s works. In her exasperated and often anguished hic et nunc (here and now), the artist gives value to a total language, as it was for the historical informal art from which derive, from some points of view, some elements of the matter syntax we find in her works.
A language the artist herself considers greatly meaningful, finding an extraordinary identification between syntax and expression, code and message, subject and object. Corsitto seems to claim that art must come from material and instrument and must keep the trace of instrument and of its fight with matter.
Every different material has a different language. The artist’s recourse to organization of gaps, openings, interlaced grills, windows with several views in the context of her surfaces; the artist aspiration to strongly touch visual sensitivity, critical and emotional sphere of the observer reveals all the suggestive and hidden sense of her art, together with the aesthetical and moral ideal supporting it.
traduzione di Angelica Greco
Il cammino pittorico di Carmela Corsitto, superato il periodo che l'ha vista impegnata in un figurativo sobrio e accattivante, ha interpretato poi e perseguito, con intelligente coerenza, il linguaggio di un'astrazione dalle morbide stesure cromatiche, concepite come lacerazioni, come labirinti mentali, come destrutturazione e dispersioni di valori sia etici che estetici.
Questa attitudine della stessa artista a cogliere disagi e guasti della vita, doveva condurla inevitabilmente a manifestare, con più forte incidenza visiva, l'attuale negatività della vita, il senso delle sue deviazioni nella scomparsa dei suoi riferimenti più significativi. L'opera della Corsitto rivela a questo punto tutto ciò che la sospinge e la motiva a non essere più la rappresentazione del valore del bello, dell'ordine, dell'armonia, ma il loro contrario dal momento che il tempo e la società di cui fa parte l'artista non esprime più né bellezza, né ordine, né armonia.
Quindi regna lo sconvolgimento e il caos nei suoi quadri: lo spessore delle materie (polvere di gesso o di marmo, sabbia, terra, colle viniliche), la consistenza fisica dei materiali (cucchiai, fil di ferro, truciolati ed altro) i quali venerano un tormentato contesto materico, intensamente nero in cui sono inseriti, appunto, i cucchiai dal manico contorto e dall'estremità convessa dipinta di rosso o di giallo, quest'ultimi simboleggiano l'uomo del nostro tempo con i mali che lo affliggono.
Spesso gli stessi vengono imprigionati in tessiture irregolari di ragnatela o di gabbie quadrangolari attraversati da listelli orizzontali, oppure isolati in superficie sempre scure e larvate.
Rispetto a quello storico, il neoinformale contemporaneo non vuole affermare il primato dell'esistenza sull'essenza; esistenza intesa come categoria comprensiva di tutte le cose che sono al mondo; il neoinformale contemporaneo, come quello della Corsitto, non perde di vista, per esempio, che il dato filosofico di pertinenza, quale prodotto del concetto, nella pittura diventa visione, cioè segno, simbolo, segnale, immagine oggettuale, ancora presentazione e rappresentazione.
In questo senso il lavoro di Carmela Corsitto si distingue per l'efficacia, l'originalità linguistica che lo esprime, ma anche per la sensibilità di un'intelligenza creativa che da quella interiore ed emotiva mutua la consapevolezza spirituale e culturale dell'artista del nostro tempo.
Qal'at Artecontemporanea, Caltanissetta.