Si, a volte i dettagli hanno grande importanza.
In un certo senso fungono da adesivo,
fissando la materia essenziale dei ricordi.
(Sandor Marai, Braci, 1942)
In quale interstizio della coscienza è possibile che abiti l’idea della trasformazione?
Quale evento significativo interviene a rivitalizzare questa idea se a “maneggiarla” è un’ artista come Carmela Corsitto?
E in lei la qualificazione di post informale e/o neo concettuale - in uno schema storico di ripetizione differente e di sperimentazione portata a maturità – è semplicemente pretestuosa, puro accidente rispetto alle sue creazioni che contengono più del luogo in cui le osserviamo situarsi e si istallano al di là del tempo che ne raccoglie il racconto, la trenodia (lamento funebre) sommessa e travagliata.
Un culto tanatofilo bagnato da una sorta di religiosità arcaica – una sotterranea eco delle Grandi Madri? – emerge imperiosamente - vedi l’acquasantiera interpretata con la sabbia al posto dell’acqua e l’estensione per le quattro dita dischiusa a fenditura tra lo strato di plexiglas e la rena –. Arcaico rituale che si (ri)presenta nell’itinerario, nel processo che cristallizza, ferma, dentro gli inglobamenti in plexiglas, cucchiai prigionieri del fil di ferro, stritolati e torti. Cucchiai come spermatozoi o feti abortiti e mummificati, riassorbiti uterinamente nel liquido amniotico sinuosamente bloccato, eppure allo stato di germinazione, quasi a sancire la sacralità fra due stadi opposti e complementari: bios e tanathos, incipit e conclusione della rice rca all’interno della condizione umana.
La vicissitudo rerum si disfa e si agglomera come nel glifo del Tao: bene/male; maschile/femminile; luce/tenebre… l’uno nell’altro racchiusi e in circolare mutamento.
Sono verità sconfinate tradotte in piccoli cabotaggi trasportabili e posizionate in teche – pozzi – “finestre/ragnatela/ombra” i cui scuri si spalancano sul nulla. (Ri)produzioni più naturali della natura, nell’idea portante di un primordiale nostos - ritorno – redde ad originem… al ventre , all’ovulo, alla goccia che feconda. Tutto ciò avviene in silenzio, il sacro tacere e l’isolamento: prima del vagito sconnesso e del pianto luttuoso. Dentro il grembo e custodito nell’avello.
“Era come se all’improvviso gli oggetti avessero acquistato un senso, come se volessero dimostrare che ogni cosa al mondo possiede un significato solo in riferimento agli uomini, solo se diventa parte integrante del loro destino e delle loro azioni.”
(Sandor Marai, Braci)
Settembre 2003